So bene quanto possa dividere il titolo di questo post.
Da una parte insegnanti.
Dall'altra genitori.
I primi ritengono necessari i (tanti) compiti, in quanto rafforzano le attività svolte a scuola.
I secondi ritengono troppi i (tanti) compiti, in quanto ci passano tutti i pomeriggi sopra...
Se devo dire la mia, c'è una ragione in particolare che mi fa parteggiare per i secondi.
Oltre a non essere un insegnante ;-), considero i compiti a casa, una grande fonte di disparità nei confronti dell'apprendimento dei bimbi.
Soprattutto se questi compiti sono tanti.
La mia tesi è presto detta.
A scuola tutti i bimbi sono alla pari, in quanto fanno riferimento allo stesso insegnante.
Al contrario, a casa, ogni bimbo vive una realtà diversa.
Proviamo allora a fare un gioco, dando un punteggio alla difformità delle situazioni.
Riassumendo, c'è chi:
A) ha entrambi i genitori disponibili = 10 punti
B) ha un solo genitore disponibile = 5 pt
C) ha nessun genitore disponibile = 0 pt
Questo in termini numerici.
In termini di qualità poi c'è chi:
A) ha genitori con un alto livello di istruzione = 10 pt
B) ha genitori con un livello medio di istruzione = 5 pt
C) ha genitori con un basso livello di istruzione = 0 pt
Ora, le possibilità combinatorie tra la prima e la seconda lista sono molteplici.
Per farla breve, poniamo il caso limite, confrontando un bimbo che abbia due situazioni A, con un bimbo che abbia una situazione C.
Cioè, da una parte un bimbo che a casa venga aiutato da due genitori con un alto livello d'istruzione = 20 punti.
Dall'altra un bimbo che a casa non usufruisca di nessun aiuto = 0 punti.
E' evidente quale sia la disparità tra i due contesti.
20 a 0...
La riflessione da fare allora è:
Esiste una via che conceda ai bimbi il diritto di apprendere senza svantaggi?
E' solo uno spunto di riflessione.
Penso però (in una democrazia moderna), di fondamentale importanza.
lunedì 22 aprile 2013
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